13° piano

Non si raggiunge con l'ascensore: è uno stato mentale.


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Un minuscolo spazio vitale

Oggi è giornata produttiva, questi pensieri che mi sovvengono non posso fare a meno di esprimerli in forma scritta, perché penso che, forse, un giorno, li riconoscerò come fattori importanti che hanno contribuito alla mia crescita e guarderò a questi pezzi di blog con tenerezza e rimpianto, almeno spero.

Terminato questo preambolo pensavo questo: non capisco per quale motivo, da sempre, io sia così fottutamente restio a condividere questi prodotti della mia mente, questi miei scritti con chicchesia. Già: potrà suonare strano ma le persone che conosco dal vivo e che leggono, seppur saltuariamente (mi rendo conto che gli argomenti non sono il massimo ^^) questo blog, sono…. UNA!
Già, in questo folle e velocissimo mondo virtuale in cui le informazioni, codificate in pezzi di byte viaggiano alla velocità della luce nessuna delle persone che mi conoscono e che mi vogliono bene sanno che io ho un blog, o un account twitter o hanno una minima idea di cosa sia la mia vita virtuale, al di là di Facebook.

Purtroppo, e dico purtroppo perché sarebbe una soluzione estremamente più semplice, non posso imputare questa colpa alle persone che mi stanno intorno: se così fosse potrei evitarmi tutta una serie di domande che inevitabilmente si presentano alla mia mente. Perché tutto questo riservo su questo blog, sulle mie attività virtuali, sulle quali investo tempo, ma soprattutto nelle quali tendo a riversare parti più intime della mia persona?
Non me lo spiego il perchè… Forse inconsciamente ho paura di essere conosciuto più a fondo di quanto io stesso non decida………

Insomma, non diciamo cazzate, sono io che ho sempre deciso che i miei rapporti con le persone dovessero essere strettamente regolati da me e dalla mia razionalità, non perché io sia una persona schiva o timida nella vita reale; anzi, quando mi ambiento in gruppo sono una persona estremamente vivace e vitale, e allo stesso tempo non riesco a sopportare che una persona sappia di me più di quanto io decida di fargli sapere.
In conclusione mi sono risposto da solo, e forse questo minuscolo spazio vitale (chi di voi riconosce la citazione?) resterà per sempre solo mio e vostro.

Un’ultima domanda mi tormenta: ma questo mio comportamento è normale oppure sono affetto da qualche psicosi?